03 Nov Fabiana Isoletta, ballerina del San Carlo
Per il topic sulla “Crescita personale”, a testimonianza di come impegno, devozione, tenacia e passione ci possano guidare tutta la vita, oggi intervisteremo Fabiana Isoletta una delle ballerine del corpo di ballo del Teatro San Carlo per noi meravigliosa nelle sue linee e nella sua eleganza.
Napoli e subito viene in mente il Vesuvio anche se ciò che più mi attrae è la sua preziosa e stratificata storia, ricca e affascinante, in una coesione di suoni e profumi che sono una sinfonia indimenticabile. Sposti lo sguardo oltre il Maschio Angioino e nei pressi di Gallerie Umberto I si trova un gioiello, il Teatro San Carlo di Napoli. Fondato per volontà di Carlo di Borbone nel 1737 è tra i più antichi teatri d’Opera in tutto il mondo.
Cara Fabiana, ti ringrazio per il tempo che ci stai dedicando. Inizio subito con il chiederti, come nasce la tua passione per la danza?
La mia passione per la danza classica nacque in maniera abbastanza atipica, non ero una bambina che sognava il tutù e ballava imperterrita in casa, come solitamente si può immaginare. Ricordo ancora una frase che dissi a mia madre parlando di mia sorella Daniela, avviata nel frattempo nella scuola del Teatro San Carlo di Napoli: “mamma io i sacrifici che fa’ Daniela non li voglio fare!”. Ma galeotto fu’ l’incontro con una sua maestra, che appena mi vide, forse perché i miei canoni fisici erano quelli che cercavano, mi convinse almeno a provarci. E così mi innamorai di tutto questo.
Come è noto questa disciplina richiede costanza e anche se si ha talento a volte non basta, come hai affrontato questi anni di lavoro, cosa o chi ti ha dato quella che possiamo chiamare una forte spinta motivazionale per proseguire?
Esattamente, spesso il talento non basta, potrebbe venire fuori un saggio su questo argomento altro che intervista! Ammetto che subito dopo il mio diploma conseguito nella scuola del Teatro San Carlo ho avuto un momento di smarrimento: nel senso che ricordo di avere avuto quella necessità di vivere una vita normale, se così si può dire, fatta di amici che non riuscivo mai a vedere, di condivisioni quotidiane come poteva essere andare ad una festa e di lavori totalmente diversi come quello della cameriera, babysitter. Volevo toccare con mano tutto ciò che era “dall’altra parte” ma la danza era sempre lì. Per questo ritorno devo dare il merito alla mia direttrice Anna Razzi, perchè è anche grazie a lei se ho ritrovato la mia strada, ha sempre creduto molto in me e spesso mi ripeteva che ero nata per essere una ballerina e che non avrei mai dovuto fermarmi. Oltre che ringraziare lei, devo tanto alla danza stessa che è stata la mia salvezza da un’infanzia abbastanza tormentata, posso dire che Lei mi ha preso per mano ed è stata la mia più grande compagna. La costanza nasce da quanto io la senta e l’abbia sempre sentita dentro. Non è stato facile, anzi! Il mio percorso non è stato privo di insidie. E’ una disciplina che ti mette alla prova sempre ma forse io di prove ne ho dovute affrontare veramente tante. Ma ad oggi posso dire che ne e’ valsa la pena, ho vinto la mia battaglia più grande, diventando oggi una ballerina stabile del Teatro San Carlo, ed è quello che auguro ai miei più cari amici e meritevoli colleghi che sono lì ad attendere di avere una radice nella loro e nostra casa.
Riguardo propio alla smobilitazione delle scuole dei teatri, quale direzione pensi stia prendendo la danza in Italia?
Attualmente siamo in un periodo abbastanza delicato per quanto riguarda la danza in Italia. Ministri che provano a modificare norme e leggi sui Teatri. La danza resta indubbiamente il settore, per quanto affascinante ed etereo, più sofferto.
È un’arte questa disciplina, libera e libero ne è l’insegnamento, ma va anche detto che è una professione e occorre che venga regolamentata a dovere. Necessita oltre alle leggi che la tutelino, di finanziamenti ben distribuiti. Spesso invece negli enti lirici è la scelta più sacrificata. Ho visto corpi di ballo come al Maggio Fiorentino o nella meravigliosa Arena di Verona chiudere. Voglio infatti proprio cogliere questa occasione per augurarmi e augurare soprattutto a tutti quei colleghi che hanno vissuto sulla loro pelle questi nefasti cambiamenti che tutto questo possa cambiare e che la loro fiducia insieme ai loro sacrifici non siano mai stati vani.
Io sono fortunata ad essere ancora qui, insieme ai miei colleghi della compagnia del Teatro San Carlo, diretta da più di tre anni da Giuseppe Picone, nel Teatro più bello del mondo che resiste nonostante tutto, potendo portare ancora avanti progetti meravigliosi che ci permettono ogni giorno di dare forma e vita alla nostra passione. Ma non per questo dimentico o dimentichiamo la situazione difficile degli altri Teatri, e saremo sempre pronti a lottare per una giusta causa insieme a loro.
Per concludere questa nostra intervista, quale balletto hai amato di più danzare?
E’ difficile scegliere un balletto in assoluto, ciascuno regala e soprattutto mi insegna sempre qualcosa, al di là delle meraviglie coreografiche o di tutto ciò che può appartenere ad un balletto, sono molto legata ai momenti vissuti durante la preparazione di ciascuno di esso. Molto è il lavoro che c’è dietro prima di arrivare ad essere pronti per andare in scena. Non posso negare però che ci sia effettivamente un atto di un ballet che mi scioglie il cuore, il quarto atto del lago dei cigni, per me è qualcosa di inspiegabile, mi commuovo sempre, la musica, l’ultima scena: è una vera e propria magia!
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